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Idee per unire

Scritto da Alessandro Capelli.

Intervento di Alessandro Capelli.

La giornata di oggi l’abbiamo chiamata “Per te”. Per chiarire da dove partiamo. Spesso la politica occupa spazio sui media solo quando parla di sé, noi oggi proviamo a mettere al centro le persone e il futuro.
Il sottotitolo della giornata di oggi è “Idee per unire”: perché viviamo tempi incerti e tempi di solitudini sociali.
Solitudini che disgregano i nostri territori, che mettono le fragilità le une contro le altre, le difficoltà in contrasto tra loro e le opportunità o i diritti in competizione.
I centri contro le periferie. Le periferie contro altre periferie. I contesti urbani contro quelli più rurali. Gli anziani contro i giovani e i giovani contro gli anziani. Chi ha poco contro chi ha meno, chi ha quello che basta contro chi ha poco.
I cittadini di origine italiana contro i cittadini di origine straniera, le culture una contro l’altra come se il tema fosse la contesa culturale per la supremazia di un territorio. Da questo palco mando un grande abbraccio a chi, da una scuola di Pioltello, ha spiegato con semplicità a tutta Italia cosa significa vivere in un paese accogliente, generato davvero dai nostri tempi.
Abbiamo una tesi: dobbiamo iniziare a pensare alla nostra metropoli come una grande e unica città di 3 milioni e 200 mila persone. Un’unica città composta da Comuni e territori con le loro storie e specificità, ma in cui le vite e le reti sono così incastonate da rendersi necessarie l’una all’altra.
Pensate ai grandi temi del presente, tutti ci chiedono uno sguardo che superi i confini. Pensate per esempio al tema dell’inquinamento in ognuno dei nostri Comuni quanto è legato al diritto dei cittadini di tutta l'area metropolitana ad avere trasporti pubblici efficaci e diffusi.
Pensate al tema del diritto all’abitare quanto abbiamo bisogno di uno sguardo politico metropolitano, che ragioni su un’offerta abitativa complessiva perchè i singoli comuni da soli non riescono.
Pensate al tema dello Stadio quanto è di fatto una discussione partita da Milano che oggi riguarda tutta la citta metropolitana.
E a proposito di consumo di suolo la discussione sui parchi nord e sud riguardano tutti i cittadini dell’area metropolitana perché il verde fruibile o lo sviluppo del settore agricolo non può essere compressa solo ad alcune zone.
Così il governo della logistica, le crisi industriali, lo sviluppo dei nuovi poli produttivi. Sono tutte questioni che hanno bisogno di un unico grande sguardo politico. Perchè le nostre vite sono già intrecciate.
Ecco quindi. Oggi qui, parlando di Città Metropolitana, non ne facciamo solo una questione di riforma Istituzionale. Ne facciamo una questione strategica che parla al futuro.
Noi ci stiamo impegnando e ci batteremo per una riforma della Città Metropolitana, che parta da un principio fondamentale. Un sindaco o una sindaca metropolitana eletto direttamente da tutti i cittadini di tutti i Comuni, ma anche competenze istituzionali e risorse che permettano al nuovo ente di operare. E che proceda insieme al decentramento amministrativo per rafforzare le prerogative dei Municipi.
Però oggi è il tempo della politica. Si diceva prima “ricucire strappi, per andare avanti tutte e tutti”. Costruire politica come se esistesse già la possibilità di cambiare insieme la vita di 3 milioni di persone.
Pensiamo alla geografia del voto che si sta consolidando in tutto il mondo occidentale.
Quello che accade nel cuore dei grandi centri urbani è tornato a essere sempre più distante dal fuori e il centrosinistra rimane compresso nelle grandi città.
Ecco perché il nostro compito è dare a tutti i comuni dell’area metropolitana la centralità che ha il comune più grande. Non possiamo accettare l’idea di un territorio dove al centro stanno le opportunità e fuori i costi, perchè non è giusto e anche perché è proprio così che poi piano piano anche il Comune più grande si sente chiuso dentro un fortino.
Oggi tra la città di Milano e l’area metropolitana esistono troppe differenze ma il destino è comune, ecco perché se da un lato è fondamentale ricordare alla città il valore dell’area metropolitana, dall’altra parte è fondamentale che l’area metropolitana si senta coinvolta nella discussione sulla città.
E vorrei partire anche da qui, perché questa vicenda riguarda ognuno.
Ricordate la Milano che abbiamo ereditato nel 2010: spenta, impaurita, chiusa, che perdeva piazze e costruiva rotonde, che ambiva ad essere un grande centro commerciale e che immaginava che le grandiose opportunità di pochi avrebbero sgocciolato salvezza per tutti.
Dal 2011 ad oggi siamo riusciti a cambiare tantissimo. Penso sia un grande errore non riconoscere lo straordinario impatto sociale, economico, ambientale, culturale e perfino sentimentale che il centrosinistra ha generato a Milano.
Ce lo dobbiamo ricordare noi e lo dovremmo ricordare a chi, forse affascinato dallo spirito del tempo, sta iniziando a sussurrare sui giornali come non ci sarebbe nulla di male a chiudere una storia di 15 anni, perché a Milano ci sarebbe una destra differente, che ricordiamo è quella di De Corato e Salvini.
Ora è necessario riconoscere che questa città deve affrontare nuove sfide che nascono dal suo successo recente; volevamo diventare una grande città europea. Missione compiuta!
Ora abbiamo di fronte quelle sfide che condividiamo con le altre grandi metropoli europee.
Il tutto, rispetto al 2010, perfino in un mondo sempre più complesso, sfilacciato e mutevole. Pensate l’impatto perfino antropologico della pandemia, a quello della guerre, dei costi delle materie prime e dell’inflazione. Ma pensate anche agli effetti generati da il successo di un’area metropolitana che dal 2010 ad oggi ha praticamente raddoppiato i suoi visitatori annuali.
Il modo migliore per difendere e rendere merito agli anni passati della grande trasformazione della nostra città è rimetterci in cammino. Noi siamo orgogliosi di questi 13 anni, ma dobbiamo essere noi, che lo abbiamo animato e costruito, a dire che il ciclo iniziato nell’inverno del 2010 è finito e oggi dobbiamo assumerci la responsabilità di un nuovo inizio. Che nasca da quello che abbiamo costruito, al fianco di Beppe Sala e della nostra amministrazione, che sappia che il centrosinistra esiste se è forza di cambiamento e di visione.
Non è più tempo di celebrare il modello Milano come fosse qualcosa di statico, ma è tempo di portarci dietro quella credibilità, quella serietà, quelle reti diffuse e lavorare per aggiornare un nuovo progetto Milano.
Coraggioso, contemporaneo e che si ricordi di essere parte di una città da 3.2 milioni di abitanti.
Come le grandi metropoli europee noi dobbiamo ridurre le fratture. Anzitutto quella tra chi corre e chi è rimasto indietro o ha paura di non correre troppo veloce.
Pensate a chi vede, ogni giorno, il luccicare di questa città ma sente che quel successo non gli appartiene. Chi sente la proprio storia imprigionata dentro le fragilità economiche della propria famiglia di origine e dentro la propria via.
Pensate anche a chi, con un lavoro solido e magari anche con un autorevole percorso di studi alle spalle, sente che proprio reddito è troppo basso rispetto al costo della vita.
Oggi la politica ha bisogno di essere più coraggiosa delle regole dell'amministrare. Sono tempi non ordinari e abbiamo bisogno di risposte straordinarie per coniugare crescita ed equità sociale, sviluppo e transizione ambientale, efficienza e partecipazione pubblica.
Dobbiamo affrontare con coraggio la contemporaneità su tutta l’area metropolitana: per tenere insieme sviluppo e inclusione è necessario riportare l’asse della crescita nuovamente dalla rendita alla produzione. Perché uno sviluppo appoggiato sulla rendita espelle e non fa parte della storia di questa metropoli.
Per rimanere una città europea e aperta al mondo è fondamentale riconoscere la centralità del diritto alla sicurezza, che è sempre l’altra faccia del diritto alla coesione sociale.
Per avere un futuro è necessario investire su transizione ambientale e digitale come motori di una crescita che non consumi suolo, ma che progetti, riqualifichi e investa grandi numeri su larga scala. E’ necessaria una metropoli coraggiosa nell’innovare la mobilità e la vivibilità delle nostre strade. Mobilità pubblica, diffusa a raggiera. Città capaci di avere strade diffuse a 30 all'ora, con più spazi pubblici vivibili, più sicurezza, meno traffico.
Infine vogliamo costruire una città femminista: che rovesci lo sguardo sul mondo, che investa sulla cultura delle differenze e che, pezzo pezzo, smonti il sistema patriarcale. Via per via. Per esempio battiamoci per riconoscere il diritto delle donne di non dover condividere la città con uomini che pensano che lo spazio pubblico appartenga a loro e che tutto sia dovuto.
Abbiamo imparato e visto che in tempi così complessi, molto spesso le città sono i luoghi delle trasformazioni sociali, delle evoluzioni culturali, del cambiamento. La nostra città sta vivendo, da mesi, un attacco politico senza precedenti. Abbiamo un governo che straparla di Autonomia ma poi si impegna a eliminare lo spazio di cambiamento ai sindaci eletti direttamente. Pensate alla riforma del codice della strada, il danno enorme che farà se sarà approvato al Senato, anche rispetto a quello che potremo fare nei nostri comuni sul tema della mobilità sostenibile.
Oggi non abbiamo ansia programmatica. Oggi vogliamo riaprire la discussione. Ben consapevoli del contesto.
Negli spazi intorno a voi il corner dei socialisti e democratici al parlamento europeo che ci ricordano l’enormità della sfida che abbiamo dinanzi. Nella storia siamo diventati grandi quando ci siamo aperti al mondo. Un continente in mano ai sovranisti non rappresenterebbe solo lo sfarinamento o l’indebolimento della prospettive degli Stati Uniti d’Europa, ma perfino il destino di far crescere le nostre città dentro un mondo asfittico, egoista, impaurito.
Lo stesso giorno andranno al voto 68 comuni dell’area metropolitana. Alle candidate e ai candidati diciamo siamo con voi, perchè dal voto del 9 giugno dipende un pezzo enorme del nostro destino comune metropolitano. La fine di questa mattinata sarà dedicato a voi.
Vi invito a passare anche a guardare lo stand riforma carta dei circoli: abbiamo deciso che vogliamo cambiare il Pd per cambiare la politica, li vi raccontiamo come.
E poi voglio evidenziare un banchetto importantissimo. Oggi a Milano inizia la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal gruppo del partito democratico in regione Lombardia. C’è una destra che vuole mettere in discussione la sanità pubblica, in un territorio diventato grande anche grazie a una rete sanitaria pubblica che ha accompagnato gli scorsi decenni. Voglio ringrazire il nostro Capogruppo Pierfrancesco Majorino e tutto il gruppo regionale perchè quella battaglia non riguarda solo il Pirellone, ma la vita di tutte e tutti noi. Siamo al vostro fianco.
La giornata di oggi è un punto di partenza. Ringraziamo tutti e tutti coloro che sono venuti a discutere con noi, accettando di essere tanti e tante. Vogliamo aprire una discussione partendo dall’analisi e soprattutto dal riconoscimento reciproco. Non vogliamo uscire con un programma, vogliamo uscire sapendo che insieme siamo in movimento.
Oggi deve partire un percorso, a disposizione di tutto il centrosinistra, per ricostruire una grande coalizione civica e sociale metropolitana. Per riconnettere esperienze e organizzazioni. Il nostro centrosinistra non può ridursi mai ad essere accordo tra segreteria, ma deve essere un movimento di donne e uomini che nelle differenze includono, discutono, collaborano e cambiano le cose. Con una sola grande idea: una città di 3 milioni e duecentomila persone che sia davvero per tutte e tutti.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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