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Pandemia: perché la Lombardia sta sbagliando tutto?

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Zona Nove.

Speravamo, dopo la prima drammatica fase della pandemia, che la capacità della Regione Lombardia di governare l’infezione, le cure e i vaccini sarebbe migliorata, si sarebbe almeno allineata alle altre Regioni di eguale peso. D’altra parte hanno cambiato i responsabili, affidandosi a personalità a cui, coraggiosamente è stato attribuito un valore demiurgico. Così Letizia Moratti, già sindaco di Milano, ha sostituito l’Assessore alla Sanità Giulio Gallera che, finalmente, ha recentemente ammesso che si è sbagliato tutto nell’affrontare la prima emergenza. A Guido Bertolaso, quello che ha la fama di risolvere i problemi, come il dottor Wolf di Pulp Fiction, l’organizzazione delle cure domiciliari, delle terapie intensive e delle vaccinazioni.
Purtroppo, nella Regione con il più alto tasso di mortalità, certamente in Italia e in Europa, le terapie intensive e gli ospedali sono di nuovo strapieni, gli straordinari operatori ospedalieri continuano a dover fronteggiare una crisi grave, ma non si ha nessuna notizia del rilancio della sanità territoriale, unico modo per impedire che gran parte dei contagiati finiscano in ospedale.
I medici di base lamentano di non avere indicazioni su come operare, le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) che - finanziate dallo Stato e grazie al contributo di giovani medici - dovrebbero garantire l’assistenza domiciliare per chi è contagiato, in Lombardia sono molte meno di quelle previste (una ogni 50.000 abitanti) e quelle esistenti hanno iniziato l’attività con grave ritardo.
Insomma, quello che ha rappresentato il tallone d’Achille del sistema sanitario lombardo, la grande responsabilità di chi lo ha voluto così, resta un tema irrisolto.
Ma anche sull’altro fronte, quello delle vaccinazioni, l’unico che può consentire di uscire davvero dalla pandemia e ripartire, in Lombardia si stanno registrando ritardi e disfunzioni che diventano più gravi perché le conseguenze le subiscono i più deboli.
La società a cui Moratti e Bertolaso hanno affidato la gestione delle prenotazioni (ARIA, società di proprietà della Regione) non è stata in grado di svolgere il suo compito, con il risultato che, finché non è stata sostituita da Poste Italiane, ha determinato ritardi significativi: la Lombardia è tra le pochissime Regioni in cui non sono ancora stati vaccinati tutti gli ultra-ottantenni.
Ora, grazie anche all’intervento del Governo, di Poste e dell’esercito, la situazione si è sbloccata ma si continua a pagare il caos e l’incapacità di programmazione della Regione.
Molte categorie a rischio, disabili e invalidi, non sono ancora stati vaccinati ma, soprattutto, in molti ci raccontano di non riuscire a trovare indicazioni, a capire quali sono i canali da attivare, semplicemente a trovar una risposta decente telefonando al numero verde.
E ancora, mentre scrivo, stiamo assistendo all’assurda indicazione delle sedi di vaccinazione: non la più vicina ma la meno comoda.
Tanti anziani ci raccontano di dover andare a vaccinarsi da Niguarda a Pieve Emanuele, mentre chi abita vicino a Pieve viene mandato nel Cremonese.
Sono scelte incomprensibili, prodotte da chissà quale meccanismo o algoritmo che, evidentemente non ha tra le proprie priorità quella di aiutare le persone più in difficoltà.
Il Governo sta facendo uno sforzo grande per acquisire i vaccini, moltiplicare i luoghi e il personale per aumentare i numeri e fare in fretta.
È necessario per la nostra salute, per sconfiggere il virus e ripartire.
Si vede la luce in fondo al tunnel; in questi mesi si sono fatte tante rinunce, altre dovremo farne per qualche settimana per evitare di vanificare gli sforzi fatti e poter davvero ricominciare a guardare al futuro con speranza e fiducia.

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