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Lo sfascio amministrativo della città di Como

Scritto da Chiara Braga.

Chiara BragaIntervento di Chiara Braga.

E’ francamente difficile trovare una così nutrita serie di “imprecisioni” – le vogliamo chiamare così per puro atto di cortesia – quali quelle contenute nelle dichiarazioni della consigliera comunale della Lega, Alessandra Locatelli, riportate dalla stampa locale. Ancora parla di “linea dura” un termine che di fronte allo sfascio amministrativo della città di Como è difficile da tollerare.
Usasse – la “sua” amministrazione Landriscina – la “linea dura” per restituire alla città i suoi impianti sportivi, per decidere che cosa fare degli immobili in abbandono, per immaginare misure innovative per la ripresa, come quelle già adottate in tutte le città lombarde amministrate da sindaci del PD e di centrosinistra.
O anche soltanto per decidere quali poltrone si dovranno redistribuire per tenere tranquilli i partiti comaschi di centro destra, i cui esponenti più avveduti capiscono che non c’è un’idea su nulla.
Nessuna idea sul dramma dei senza tetto – alcuni italianissimi, alcuni migranti con documenti in regola, alcuni migranti senza documenti – che in nessuna città sono diventati un problema grave e intollerabile come nella nostra città amministrata dalla Lega: la consigliera Locatelli si chieda il perché, si chieda se la “misura di rigore”, rivendicata nell’articolo, di avere fatto “spostare le panchine” sia servita a qualcosa. O come l’atto muscolare compiuto stamattina a San Francesco, senza avere nessuna vaga idea di come affrontare la situazione.
Nessuna idea, se non opporsi all’esigenza elementare per loro e utile per la cittadinanza di dare a queste persone un tetto sulla testa: senza dover inventare niente ma semplicemente attuando una decisione amministrativa già presa da tempo.
Rivendica ancora, la consigliera Locatelli, la chiusura del centro di via Regina: ogni persona di buon senso, e anche i suoi alleati politici, ha capito che si è trattato di una scelta assurda.
Fa risalire il problema di San Francesco a dieci anni fa, per togliere le castagne dal fuoco alla sua amministrazione comumale: i cittadini sanno quello che è successo in questi ultimissimi anni.
Se la prende, naturalmente, con il Governo: “noi avevamo fatto molti rimpatri”, dice.
Bene: sappiano i cittadini, se qualcuno li vuole informare correttamente, che la ministra Lamorgese – che non frequenta i social – sta effettuando un numero di rimpatri molto superiore a quello del suo capo ed ex Ministro degli Interni da selfie a ganasce piene. Non che i rimpatri siano la soluzione unica al problema dell’immigrazione, ma almeno adesso il Governo lavora.
E ancora la litania degli sbarchi, ancora si vendono notizie assurde: “più 300% di arrivi”. Ma quando? Comparati a quale periodo? Sulla base di quali dati?
O davvero dobbiamo andare ancora avanti a spararle grosse tanto chissenefrega la gente si beve tutto?
Dice l’ineffabile consigliera Locatelli: “non è abbastanza, come dicono alcuni scienziati, aprire uno spazio e buttarli dentro”.
Ecco, di fronte al dramma di chi ha perso la casa, spesso la famiglia, di chi ogni sera deve preoccuparsi dell’angoscia di non avere quello che ad ogni essere umano dovrebbe essere garantito, per pura umanità e non per politica, queste parole sono quelle definitive, che qualificano – definitivamente – chi le pronuncia.
Parole indegne da chi governa la nostra città.

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