I dubbi sulla strategia da adottare
Articolo pubblicato dal Giornale dei Lavoratori.
Gli attentati di Parigi del 13 novembre segnano un ulteriore salto di qualità, se così si può dire, della strategia stragista seguita da quel particolare soggetto del jihadismo contemporaneo che va sotto il nome di Stato Islamico di Siria e del Levante (ISIS o Daesh, in base alle iniziali inglesi o arabe) che si propone di rifondare il Califfato, la storica istituzione politico- religiosa che ha unito i musulmani sunniti fin dalla morte del Profeta.
Parigi, cosa fare assieme
Il canto più bello non passa tra fili e sbarre
I fatti di Parigi dei giorni scorsi hanno, inevitabilmente, generato diverse analisi ed approfondimenti.E’ molto interessante approfondire l’inquadramento dei fatti nella geopolitica mondiale. A tal proposito segnalo quest'analisi della rivista “Limes”: "Parigi: il branco di lupi, lo Stato Islamico e quello che possiamo fare".
Mettendo, però, per un attimo da parte gli aspetti geopolitici vorrei, in questa sede, provare a trattare un altro punto di vista, che riguarda l’esecuzione materiale di questi piani di morte.
Parigi: sentimenti a caldo
É stato detto di tutto, anche che non è tutto. Dobbiamo prepararci a nuovi attacchi, dice il Ministro francese, e non solo in Francia. L'Europa è sotto assedio? É guerra? O Parigi è il detonatore di una futura inevitabile guerra a cui non siamo preparati, forse non sappiamo come si fa, e ci sembra di parlare di qualcosa di estraneo che si è infiltrato nella nostra vita, a cui soccombere impotenti, perché non sappiamo nemmeno cosa sia la potenza di fuoco, di terra, di bombe?


