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Il museo del Giocattolo in Valtellina

Written by Massimo Cingolani.

Massimo CingolaniArticolo pubblicato dal Corriere della Sera.

Una passione senza tempo quella di Massimo Cingolani, classe 1956, milanese di adozione, valtellinese di origine, assicuratore: all’età di cinque anni lui i giocattoli non li rompeva ma li riponeva nelle scatole dei vini. «Ritagliavo legnetti per comporre i divisori - ricorda Cingolani - lì dentro finivano trenini, automobiline, soldatini. Quelle confezioni regalo erano già piccoli musei».
Comincia così una carriera da collezionista che gli è valsa anche l’accredito a perito in tribunale, specializzato nei modellini ferroviari.
«Prima giravo per i mercatini, poi ho iniziato a frequentare anche le aste - racconta - così adesso mi ritrovo con tantissimi reperti, molti di valore. Ho pensato quindi di destinare una casa che possiedo a Sondrio, invece che a una remunerativa locazione, al museo che ho sempre sognato».
La casa di 100 metri quadri è già stata battezzata: il Piccolo Museo del Giocattolo in Valtellina aspetta solo il codice fiscale ma l’esposizione è già aperta per gli amici e qualche appassionato del territorio. L’ingresso sarà comunque libero. Tra le vetrine occhieggiano i più disparati cimeli, quasi 15.000 pezzi: «La collezione di trenini la fa da padrona: dai piccolissimi in scala N ai più grandi in scala 1», dice indicando una locomotiva della Cappa di Milano, anni 50. Tante sono le rarità, «come i vagoni per il trasporto trattori della Rivarossi prodotti nel 1955 o i Marklin “coccodrillo”. Non mancano le stazioni e i passaggi a livello in latta. Adesso sto preparando anche due grandi plastici». Ogni stanza della casa ha un tema, quella delle automobiline brilla per reperti pregiati: «Privilegiato è il Made in Italy - precisa - le Politoys dai colori rari, la famosa Jaguar rosa di Rita Pavone riproduzione dell’originale nel film “Rita La Zanzara” e le introvabili di Paperino e di Zio Paperone». La sorpresa sono i carri funebri: «Certo, sono rari perché nascono come gadget delle imprese funebri negli anni 70; oggi sono difficili da recuperare. Il mercato ora è soprattutto americano». Un capitolo a parte per i soldatini: «La storia militare passa anche da qui», spiega Cingolani. «Non solo soldatini in divisa, ci sono i diorami, piccoli plastici dove sono rappresentate le battaglie e i momenti storici più importanti come la Breccia di Porta Pia o la sconfitta di Adua, scenografie che progetto e produco con un amico artigiano». Nel reparto dedicato, le Armate e i Reggimenti italiani: «Alcuni reperti però devo restaurarli e adattarli. Il pezzo più raro? Il generale Graziani con la divisa della Campagna d’Etiopia, ma c’è da scegliere tra più di cinquemila pezzi differenti e interessanti».
Un angolo a parte per le Barbie, di cui il collezionista è cultore delle edizioni speciali: «C’è la serie militare e quella politica, per esempio, la versione “Presidente degli Stati Uniti”, poi ci sono le versioni con abbigliamento più eccentrico, sempre raffinato: la più rara è di Versace».
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