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Tra gli amministratori minacciati, pochi denunciano

Written by Fabio Bottero.

Fabio BotteroIntervista di La Via Libera a Fabio Bottero.

“Non ho denunciato perché l’ho ritenuto inutile”. Allarma la risposta fornita da alcuni sindaci, assessori e dipendenti comunali della Lombardia all'indagine conoscitiva sul fenomeno delle intimidazioni contro gli amministratori locali, un'indagine promossa dalla Prefettura di Milano, da Anci Lombardia e Avviso Pubblico con il supporto dell'Università degli Studi di Milano. I risultati sono stati resi noti lo scorso 10 giugno alla presenza del prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica sicurezza, del prefetto di Milano Renato Saccone. Ben il 76 per cento dei 300 sindaci, 607 amministratori locali e 457 tra segretari comunali e direttori generali che hanno risposto al questionario afferma di non aver ricevuto mai intimidazioni o minacce relative all’incarico pubblico ricoperto.
Tuttavia tra le persone obiettivo di questi atti spiccano 126 interessati che hanno ritenuto inutile denunciare, un numero superiore ai colleghi che hanno invece segnalato tali atti alle autorità competenti (76).
“Il dato che fa riflettere, e che deve spingerci a una profonda riflessione, è che sono molto più numerosi gli amministratori locali che non denunciano perché credono che non porti a niente, rispetto ai colleghi che omettono di segnalare l’intimidazione perché hanno paura”, evidenzia Fabio Bottero, sindaco di Trezzano sul Naviglio (Milano), coordinatore di Avviso Pubblico per la Lombardia. Questi dati vanno letti alla luce di altre evidenze che emergono dal questionario: il 43 per cento di chi ha risposto non è a conoscenza del fatto che il parlamento ha emanato una legge specifica (la n. 105 del 2017) per tutelare gli amministratori locali minacciati e che è stato nel frattempo istituito un Osservatorio ad hoc sotto l’egida del ministero dell'Interno. Inoltre, fra coloro i quali hanno denunciato, pochi hanno visto condannato o sanzionato il responsabile della minaccia. Sono molti di più i sindaci e amministratori locali che “non conoscono l’esito o gli sviluppi” delle indagini, oppure che attendono giustizia da un “procedimento ancora in corso”.
“Molto è stato fatto sul tema rispetto a dieci anni fa, quando il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali era un argomento di scarso interesse e perlopiù sommerso – evidenzia Bottero – Anche grazie al lavoro di Avviso Pubblico, attraverso la pubblicazione dell’annuale rapporto Amministratori sotto tiro, è stata istituita una commissione d’inchiesta che ha rappresentato un punto di svolta, per le istituzioni centrali in primo luogo. Ma è altrettanto evidente come sia necessario intensificare l’opera di informazione e formazione, non solo verso l’opinione pubblica che deve percepire il problema delle minacce come un attacco all’intera comunità, ma anche verso gli stessi amministratori, poiché la denuncia è fondamentale. Consente alle autorità competenti di indagare e accende una luce su una situazione di possibile rischio, che altrimenti resterebbe celata agli occhi degli investigatori e dei cittadini”.
Altri dati che emergono dall’indagine in Lombardia fotografano situazioni che Avviso Pubblico denuncia da tempo a livello nazionale, tra cui l’incremento delle intimidazioni sui social network e la necessità di mantenere la guardia particolarmente alta nel corso della campagna elettorale. Infatti, oltre un terzo delle minacce emerse dalle risposte pervenute al questionario (il 39 per cento) si sono concretizzate in calunnie, diffamazioni e minacce operate tramite il web. Non solo dunque l’intimidazione in sé, quanto l’opera di delegittimazione che finisce per minare la fiducia e il rapporto tra amministrazione locale e cittadini, aumentandone la distanza e creando spazi in cui la criminalità può inserirsi, soprattutto nel corso dei mesi che precedono le elezioni amministrative.
L’indagine in Lombardia ha ribadito come la campagna elettorale sia un momento particolarmente delicato: 68 risposte pervenute da sindaci, amministratori e dipendenti comunali raccontano di intimidazioni giunte in questa fase. In un numero di casi molto simile (75) le minacce sono state precedute o seguite da “tentativi di avvicinamento o richieste equivoche dai medesimi soggetti oppure da altri soggetti noti o ignoti”.
“A causa della pandemia il voto locale è stato rinviato al prossimo autunno, quando saranno chiamati al voto grandi e piccoli comuni e l’attenzione deve essere massima, soprattutto sui secondi, laddove la criminalità organizzata ama infiltrarsi e mira a condizionare il voto e la politica locale – sottolinea Bottero – Lo dimostrano sia il numero di risposte al questionario, provenienti perlopiù da comuni con meno di 15mila abitanti, sia il numero di enti locali sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991 ad oggi: il 72 per cento, infatti, ha meno di 20mila abitanti”.
I comuni attraversano una fase estremamente delicata: da un lato una pesante crisi di liquidità (con circa 800 enti a locali a rischio dissesto), aggravata dalla pandemia; dall’altro la necessità di organizzarsi per gestire, coniugando trasparenza e velocità, il denaro che arriverà dal recovery fund. In più l’approssimarsi di una tornata elettorale che vedrà numerosi tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, in un contesto in cui sempre più cittadini rinunciano a candidarsi a livello locale, come sottolineato anche dal presidente Anci, Antonio Decaro, in un appello rivolto “ai non candidati”.
“La penuria di candidati è una criticità enorme, emersa anche nel corso della videoconferenza del 10 giugno – spiega Bottero – Molte persone competenti e appassionate rischiano di tirarsi indietro dopo una sola esperienza o di rinunciare prima ancora di cominciare. Spazi che se lasciati vuoti vengono riempiti da persone scarsamente competenti o, peggio ancora, legate a soggetti che vogliono saccheggiare la pubblica amministrazione. Non ce lo possiamo proprio permettere, soprattutto in questa fase storica”.
Che fare dunque? Quali forme di sostegno concreto possono essere portate avanti? “Non possiamo accettare che l’amministratore minacciato percepisca di essere isolato. Che si ponga la domanda ‘chi me lo fa fare’? – evidenzia Bottero - Nel corso dell’incontro del 10 giugno abbiamo avanzato con Anci Lombardia alcune proposte. Tra queste la tutela dell’amministratore locale minacciato, che non passa ‘solo’ attraverso la protezione fisica, nei casi più gravi, ma anche da un sostegno psicologico. Essere minacciati, talvolta ripetutamente, è un logorio lento e inesorabile, che finisce per coinvolgere l’intero nucleo familiare. Va pensato anche un sostegno di ristoro sul modello usato per l’antiracket. Non dimentichiamo che molto spesso le intimidazioni sfociano in incendi, danneggiamenti e distruzione di proprietà personali. In secondo luogo vanno sensibilizzati gli stessi amministratori, che hanno il dovere di denunciare fatti e situazioni, anche quelle all'apparenza minori, ma che possono nascondere rischi per l’intera comunità. L’opera di formazione e informazione, portata avanti dall’antimafia sociale e istituzionale deve essere rilanciata. In questo senso è fondamentale la comunicazione tra le istituzioni sui territori. Gli amministratori devono denunciare e le autorità devono ascoltare, vagliare, mantenere un filo diretto e costante di comunicazione con le amministrazioni locali”.
Tra le proposte presentate al tavolo della prefettura di Milano c'è anche la necessità di valutare l’efficacia della legge 105 del 2017, il promuovere una campagna di comunicazione a cura del ministero dell’Interno in grado di tutelare l’immagine degli amministratori locali, troppo spesso infangata da poche mele marce che delinquono, e la formazione sull’uso consapevole dei social network, sulla gestione degli insulti, delle calunnie, volta a non sottovalutare alcun tipo di episodio.

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