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Epilogo di una crisi politica gravissima

Written by Alessandro Del Corno.

Alessandro Del CornoArticolo di Alessandro Del Corno.

Con la designazione di Mario Draghi, si apra una stagione di rilancio e di riforme per il Paese.
La caduta del governo Conte 2 e l’impossibilità di rilanciare la Coalizione che lo sosteneva, ha certificato una gravissima crisi politica che a seguito della tragedia pandemica in corso, ha palesato una vera e propria crisi di sistema Paese, per altro perpetuatasi da parecchi anni nella quasi indifferenza più totale.
Entrando nel merito ritengo ancora che la crisi aperta da Renzi, nella tempistica sia stato un errore, ma non per alcuni contenuti fondamentali posti per affrontare l’emergenza sanitaria e per modernizzare il Paese.
Ritengo altresì nella consapevolezza di essere minoranza nel mio partito che il Pd in questo passaggio cruciale abbia sbagliato a schiacciarsi eccessivamente sui 5 Stelle e sulla figura di Conte, intenti esclusivamente nella gestione del quotidiano.
In ogni caso, parecchie proposte presentate da Renzi come ha ben detto il Presidente dell’Emilia Romagna Bonacini, avrebbe dovuto sollevarle il Pd.
D’altra parte, eravamo e siamo nati per essere una grande forza riformista.
Riformismo vero che tranne e fortunatamente per l’impianto fortemente europeista, manca da parecchio tempo sul piano politico e culturale, al fine di presentarsi come una grande forza centrale dello schieramento politico e nella società, per dimostrare concretamente di essere funzionali al necessario processo di modernizzazione del Paese in tutti i suoi gangli vitali( Riforma organica giustizia, Riforma Pubblica Amministrazione e burocratica, Celerità nella realizzazione delle infrastrutture, modello Genova, utilizzo del Mes in campo sanitario, riduzione pressione fiscale, proposta organica per riforme istituzionali) solo per citarne alcune.
Adesso si apre una nuova fase che considero con la designazione di Draghi a Presidente del Consiglio, grazie ad una grande esposizione in tal senso nell’interesse supremo del Paese da parte del Capo dello Stato Mattarella, paragonabile a quella del 1946.
Il governo del Presidente che non sarà una riedizione del governo Monti, in quanto inserito in uno scenario completamente diverso, auspico sia sostenuto attraverso un compromesso alto, da una larga convergenza parlamentare per affrontare i problemi più spinosi di carattere sanitario, economico e sociale e parallelamente, a promuovere quel processo di ampie riforme fondamentali per la gestione oculata e virtuosa del Recovery Fund.
Sarebbe poi auspicabile in tale ambito, visto che molto probabilmente avrà una durata di un paio di anni, la costituzione di una Bicamerale Costituente Straordinaria per l’intrapresa di profonde modifiche istituzionali al fine di avere delle Istituzioni più efficienti e moderne. Se non ora quando?
È chiaro che anche su questo terreno, il Pd dovrebbe cogliere tale occasione storica e rimodellarsi in termini identitari, politici, culturali e progettuali anche attraverso un nuovo Processo di sua rinascita Costituente attraverso una profonda discussione democratica a tutti i livelli nel partito, ma profondamente aperta alla società. Se non ora quando?
Avviandomi alle conclusioni, vorrei infine porre in evidenza che la nascita del governo Draghi e soprattutto il suo percorso, saranno destinati inevitabilmente a scompaginare l’attuale quadro politico, a partire da destra, dove la scommessa propagandistica e sterile delle elezioni anticipate da parte del sovranismo, dovrà invece scontrarsi e gestire una nuova inedita ma affascinante stagione di chiamata ognuno alle proprie responsabilità difronte al Paese, così per ragioni diverse nei 5 Stelle e come ho detto prima anche per il Pd.
È più che probabile che alla fine dell’esperienza Draghi avremmo un quadro politico profondamente diverso da quello attuale, anche ed attraverso la nascita di nuovi Progetti politici, frutto della scomposizione dell’esistente.
Mario Draghi per il suo passato e per il suo presente è la migliore carta che l’Italia ha da spendere sul piano interno ed internazionale, forse paragonabile anche se per storie personali completamente diverse al De Gasperi del primo dopoguerra.
Certo, allora la politica era molto forte grazie a partiti solidi e strutturati, reduci dalla Resistenza, mente oggi ha toccato dopo Tangentopoli il suo minimo storico in termini di credibilità.
Ma proprio per questo è chiamata nel suo complesso per rigenerarsi all’ultima occasione sostenendo in forma non delegante ma collaborativa il difficilissimo compito di Draghi.
L’uomo delle imprese impossibili che ha dimostrato di volgere al possibile.
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