Documento Costitutivo

Written by Amministratore.

La nascita del Partito Democratico ha rappresentato la vera, grande novità dello scenario politico italiano, e ha coinciso con un nuovo modo di intendere la partecipazione e l’impegno in un progetto che ha l’ambizione di innovare non soltanto i contenuti, ma anche i modi del fare politica. Con il PD arriva a compimento un percorso di incontro tra culture riformiste che, nel corso degli ultimi decenni, da una condizione di divisione e contrapposizione hanno lavorato per avvicinarsi fino a mettere la propria specificità al servizio della costruzione di un’identità rinnovata e comune. Questo cammino verso l’unità ha rappresentato un contributo decisivo alla semplificazione del sistema politico italiano che ha avuto conseguenze in tutti gli schieramenti.
 
Oggi la sfida consiste nel radicare il nuovo partito, e la semplificazione del quadro politico che ne consegue, nella cultura politica dell’Italia. Il progetto originario deve vivere al di là delle leadership che di volta in volta lo guideranno. Solo con la netta affermazione della necessità di far vivere il partito al di là dei suoi dirigenti si dà compimento al progetto originario. Il PD è nato affinché dall’unione delle culture riformiste cattoliche e di sinistra risulti una maggioranza con prospettive di governo che dia gambe alle idee e alle riforme coraggiose di cui la società e l’economia italiana hanno bisogno da sempre. I leader e i dirigenti che di volta in volta guideranno il partito dovranno essere scelti e saranno legittimati in base ad una chiara opzione di carattere programmatico.
 
Ad un anno dalle elezioni primarie del 14 ottobre che ne hanno sancito la nascita, e il PD sta ancora attraversando una fase costituente difficile e inevitabilmente condizionata dall’esito dell’appuntamento elettorale dello scorso aprile. Oggi il PD cerca faticosamente di costruire non solo una struttura organizzativa che realizzi il modello di un partito radicato nel tessuto sociale del paese, ma anche e soprattutto un’identità nella quale tutti, indipendentemente dalle culture di provenienza, possano riconoscersi. Ora nel PD deve intensificarsi l’impegno per favorire il confronto e la convivenza delle diverse tradizioni riformiste che oradevono diventare maggioranza nel nuovo partito. Va incoraggiata la possibilità di dispiegare tutto il patrimonio di competenze e di esperienze di cui il Partito Democratico dispone nella continuità di un’azione politica che deve trovare incisività a partire dalla chiarezza dei programmi e delle proposte che devono corrispondere ad un profilo visibile e netto. Non disperdere la grande attenzione che il Paese ha dimostrato nei confronti del progetto del PD in questi mesi significa soprattutto costruire un partito che torni con decisione a fare politica tra la gente, che esca dall’autoreferenzialità dei processi organizzativi e di scelta dei propri dirigenti. Bisogna sottolineare la nostra apertura alla società riconoscendo il valore dei luoghi di discussione e decisione e costruire nuove alleanze sociali diventando un punto di riferimento nella vita quotidiana per i cittadini, le famiglie, le imprese, le organizzazioni sociali. Solo così sarà possibile evitare la tentazione di un arroccamento intorno alle precedenti appartenenze, che inevitabilmente porta con sé quella frammentazione e quella cristallizzazione di posizioni che sono da grave ostacolo al dispiegarsi della costruzione del nuovo partito. La logica degli ‘ex’ può essere superata solo a partire da un reale, aperto e convinto incontro tra le culture fondative del PD basato sulla condivisione di valori e progettualità e sulla volontà di compiere un lavoro di ricerca e di innovazione politica comune.
Occorre tornare alla politica, dunque, e costruire un profilo chiaro del PD rispetto ad alcuni temi che sono diventati cruciali nell’attualità politica italiana. Il risultato elettorale dello scorso aprile, e la situazione sociale ed economica del paese, richiede un forte ruolo del PD come protagonista di un’opposizione netta nella politica e nella società e di un soggetto di centrosinistra motore di una nuova idea di sviluppo per l’Italia. Il paese che ha creduto nelle promesse del centrodestra è ora vittima dell’insicurezza e chiede risposte concrete alla stagnazione economica, all’impoverimento dei salari, alla crescita delle disuguaglianze, ad una macchina amministrativa e fiscale percepita ancora come ostile agli interessi dei cittadini. Il governo per stessa ammissione di alcuni suoi esponenti, non sta facendo nulla di fronte alla crisi.
C’è un grande spazio per un’iniziativa politica che sappia offrire all’Italia un’idea concreta per la modernizzazione del paese, della quale il PD può essere il portatore più credibile: l’idea di una ripresa economica fondata sulla crescita, su un sistema di liberalizzazioni che abbia come obiettivo l’interesse dei cittadini, su una occupazione di qualità che combatta la precarietà ma che valorizzi la versatilità delle nuove figure professionali. Più complessivamente, l’idea di un paese che si rimette in moto a partire dalla ricostruzione di un tessuto sociale minato dall’incertezza e dalla paura, che chiede alla politica la prospettiva del futuro e la forza di un progetto.
Necessario punto di partenza è e rimane in primo luogo la Costituzione repubblicana il cui rispetto garantisce la legalità democratica e che non può essere forzata a discrezione di chi volta in volta governa ma deve semmai essere vissuta quotidianamente e se necessario innovata.
 
Il Partito Democratico ha soprattutto il compito di restituire alla politica questo significato, ma per farlo ha bisogno di rafforzare le occasioni di confronto e di riflessione, e di farsi luogo di incubazione di nuove idee e proposte.
 
L’associazione “Democratici per Milano” vuole contribuire al rafforzamento della cultura politica del PD, e vuole mettere nuove risorse a disposizione del processo di costruzione del partito.
È significativo che una tale esperienza parta proprio da questa parte del Paese, e da qui voglia porsi come novità significativa per l’intero quadro nazionale. Da Milano e dal Nord il Partito Democratico ha la necessità di sottolineare l’esigenza di una forza riformista che sappia non solo comprendere le dinamiche e i bisogni di quest’area, ma che sappia anche interpretare e realizzare quel bisogno di cambiamento e di reale sviluppo che il centrodestra, pur radicato e portatore di una cultura politica oggi maggioritaria, non è riuscito a realizzare al di là delle parole d’ordine. Da qui il Partito Democratico può proporsi come l’interlocutore delle energie più vive, siano esse economiche, sociali o culturali, che chiedono un’idea di governo in grado di puntare realmente sullo sviluppo e la modernizzazione, ma che sappia anche puntare sulla ricostruzione di un tessuto sociale spesso lacerato da disuguaglianze sempre più evidenti e minato dal senso di insicurezza. Bisogna rendersi conto che il Nord è una realtà assai diversificata, con esigenze e interessi articolati e che solo una brutale semplificazione definisce “questione Settentrionale”. C'è sicuramente un’esigenza unitariamente sentita dai diversi Nord che va dal bisogno urgente di moderni strumenti di governo e di amministrazione alla necessità di ammodernare la rete infrastrutturale. Ma anche in questo ultimo caso i vari Nord si dividono in quelli pro Linate e in quelli pro Malpensa o in quelli completamente indifferenti perché pensano all’infrastruttura ferroviaria utile a Torino o ai problemi di Venezia.
 
Decenni di amministrazione di centrodestra al Comune e in Regione Lombardia hanno finito per ridimensionare drasticamente la sua vocazione al futuro e alla modernità, consegnandole una politica “rimpicciolita” nelle aspirazioni e incapace di governare i conflitti in essa presenti. Il caso dell’Expo è il più recente ed eclatante, in cui l’incapacità di addivenire ad un accordo politico sulla gestione dell’evento rischia di mettere a repentaglio la più grande occasione di sviluppo per la città e la provincia di questi decenni. Ma non è come dicono loro che restringono la “politica” per affermare la sussidiarietà “libertà dei corpi intermedi, delle imprese e delle famiglie”. Il centro destra ha rimpicciolito l'agire pubblico tout court in particolare in campo socio-saniatario, amplificando con notevole esborso di denaro pubblico l'azione "sussidiaria" di individui corpi intermedi e imprese specialmente se vicine alla loro parte politica.
Da parte sua il centrosinistra non è stato in grado di contrapporre fino ad oggi un profilo di alternativa credibile. Ci abbiamo provato ma siamo spesso finiti ad assumere un atteggiamento di retroguardia che ha interpretato l’opposizione come un ruolo di semplice controllo, e quindi di inevitabile subalternità rispetto alla maggioranza, si è spesso lasciato sfuggire l’occasione di rappresentare quel cambiamento di cui Milano e la Metropoli hanno bisogno per continuare ad essere una delle punte più avanzate del Paese. E questo perché il nostro riformismo è stato debole e spesso abbiamo dovuto cedere al massimalismo che ci ha fatto tornare indietro proponendo all’opinione pubblica un profilo giustizialista e passatista del centrosinistra.
 
Il problema dell’unità e del rinnovamento del riformismo (e dei riformismi) del centrosinistra è particolarmente acuto a Milano e in Lombardia, dove il riformismo di ispirazione cattolica è forte in Provincia e in Regione, ma non a Milano città; dove il riformismo socialista si è disperso in mille direzioni; dove il riformismo laico liberale e repubblicano (e azionista), benché minoritario può avere sbocchi diversi; dove va recuperato gran parte del lascito dei riformisti del PCI, senza che se ne ripetano gli errori; dove i riformisti delle diverse scuole hanno sottovalutato le questioni ambientali, quanto quelle della differenza di genere (temi da non regalare alla sinistra “radicale”). La realtà milanese è particolarmente difficile per la sua complessità. In quest’area i problemi della sicurezza, dell’immigrazione, del lavoro, si presentano con acutezza, ma qui vi sono anche le risorse materiali e immateriali superiori che altrove per affrontarli.
Nell’area milanese e lombarda nascono da sempre movimenti e fermenti per il cambiamento politico culturale e dei costumi, prima che altrove. Tuttavia è anche il luogo delle reazioni contrarie. È l’area più europea, dove gli effetti della globalizzazione positivi e negativi si sono manifestati prima e con forza, ma è anche il luogo dell’insorgenza leghista, delle suggestioni localistiche, e del suo radicamento. È il posto dove il tremontismo, che sfocia in Dio Patria e Famiglia, raccoglie simpatie ampie; dove Formigoni impera con la sua forza economica e politica, supportate però da eguale forza di una diffusa presenza ideale e culturale. E tutto ciò avviene nonostante la Chiesa ambrosiana e la sua lunga tradizione di chiesa conciliare, basata su posizione aperte e innovativa e su una gerarchia attenta al sociale, culturalmente avanzata e fortemente radicata nel territorio. In questo particolare “ambiente” l’Associazione dovrebbe dare un contributo a riordinare il dibattito, a “dirigerlo”, a dargli un profilo concreto e di governo.
Oggi siamo alla vigilia di una fase che può essere decisiva per Milano, e il Partito Democratico deve rappresentare la forza che mette in campo il cambiamento. Lo deve fare a partire dalla consapevolezza di essere, anche in quest’area del paese, un’importante forza di governo. La Provincia di Milano, e le tante amministrazioni in cui il PD è protagonista, dimostrano che in questi anni è stato messo in campo uno sforzo che ha dato frutti importanti, e che può far pensare più credibilmente che in passato alla prospettiva dell’area metropolitana come ad una prospettiva concreta che può dar forza alla città e ai tanti importanti comuni che con essa ormai costituiscono un corpo organico e vitale. Le sfide dell’immediato futuro, a partire dall’appuntamento di Expo 2015, offrono l’occasione per misurare la capacità del PD di disegnare, attraverso idee e proposte, la metropoli del futuro in tutte le sue sfaccettature. Dalle grandi trasformazioni urbanistiche a quelle infrastrutturali, dalla valorizzazione della qualità ambientale al rilancio delle eccellenze, dalla tutela del lavoro alle questioni dell’abitare e del vivere sicuri, il Partito Democratico dovrà essere soggetto attivo nel cogliere l’occasione del cambiamento e rilanciare Milano prima di tutto per chi a Milano vive, lavora e progetta il futuro.
 
“Democratici per Milano” nasce con questa ambizione: rappresentare un luogo dove riaccendere la riflessione su Milano e proporre una nuova idea di metropoli, valorizzando molteplici contributi e progetti. Il PD è in una fase di costruzione della sua identità e del programma che lo possa riportare al governo alle prossime elezioni. Le difficoltà di questi mesi sono figlie anche di un processo troppo lento di costruzione di un consenso all’interno del partito sugli indirizzi e le priorità dell’opposizione. L’Associazione promuove la discussione per arrivare alla definizione di posizioni condivise sui temi più urgenti di interesse nazionale, ma con molti risvolti locali, quali il federalismo fiscale, l’integrazione sociale ed economica, lo sviluppo sostenibile, il mercato, le liberalizzazioni e il ruolo dello Stato, la giustizia penale e civile, la giustizia sociale e le nuove povertà, il ruolo della donna e le pari opportunità tra generi, la questione giovanile e il futuro delle nuove generazioni.
 
Tutto questo con l’obiettivo primario di contribuire alla costruzione di quella identità politica comune che dovrà essere la vera innovazione del PD: favorendo l’incontro tra le differenti culture fondative del Partito Democratico e tra i fondatori del PD ci si propone di mettere ciascuna e ciascuno di essi a disposizione di un progetto più ambizioso per il rafforzamento di un profilo riformista nuovo e più adatto alle sfide future. In questo, "Democratici per Milano" vuole essere prima di tutto un contributo offerto al processo di costruzione del PD, al suo consolidamento sul territorio, al radicamento della sua proposta, ma soprattutto vuole essere uno strumento che allontani qualsiasi rischio di frammentazione, che lavori per un partito unito nei suoi principi e nei suoi obbiettivi, per un partito che unisca tutti coloro che in questo progetto credono con passione e volontà.
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