Non si trasforma a sorpresa un ospedale

Equilibrio tra le ragioni della salute e quelle dell’economia

Milano, l'Italia, l'Europa e il mondo stanno vivendo uno dei momenti più difficili della nostra storia recente, senza dubbio il più complesso dalla fine della seconda guerra mondiale. Ciò che colpisce è proprio la trasversalità di questa crisi, la prima veramente globale e contemporanea. Siamo abituati a considerare la globalizzazione soprattutto nei suoi effetti economici e ambientali. Ma nessuno, a parte qualche sporadica voce, aveva mai considerato la globalizzazione alla luce di una possibile pandemia. Anzi, è sembrato a tutti noi che problemi sistemici di questo genere dovessero riguardare solo i Paesi più poveri del mondo.
Nessuno spazio a chi specula su paura e disagi reali

Dietro ogni tavolino vandalizzato, ogni vetrina infranta, ogni cassonetto divelto e dato alle fiamme, dietro una pietra lanciata per colpire il vetro di un tram o di un’automobile c’è il lavoro e ci sono i sacrifici. E c’è la fatica, per esempio, di quel commerciante che ha investito i suoi risparmi per sopravvivere alle nuove norme di sicurezza e mettere in piedi in tempo record un dehor.
Le immagini di Milano messa a ferro e fuoco con il lancio di petardi e bombe carta da gruppi non autorizzati scesi in piazza al grido di “libertà libertà” non fanno male sono alla nostra città. Fanno male, soprattutto, a quelle donne e a quegli uomini che manifestano pacificamente, mossi da legittime paure e preoccupazioni.
Non si è capita la gravità della crisi

"Dopo il Dpcm di ieri, che ha comportato la chiusura di tante attivita', tra cui cinema e teatri, ho ricevuto molti appelli del mondo della cultura, ho letto proteste, ho letto articoli, ho ricevuto attacchi. Tutto comprensibile, perche' c'e' una grande preoccupazione, quella del valore simbolico molto negativo della chiusura dei luoghi della cultura come i cinema e i teatri. In particolare in un Paese come l'Italia che ha la cultura al centro della propria essenza e della propria natura. Ma anche la preoccupazione per i danni materiali che potranno ricevere i lavoratori e le imprese del settore, quelli più conosciuti e quelli meno conosciuti soprattutto. Io vorrei rispondere alle osservazioni che ho ricevuto con la stessa franchezza con cui le critiche o le osservazioni sono state rivolte a me: io ho l'impressione che non si sia percepita la gravità della crisi, non si sia percepita quali sono i rischi del contagio in questo momento.