Non c’è pace per il Libano

Non c’è pace per il Libano: prima piegato dal disastro economico e martoriato dalle lotte politiche e di potere interne, ora colpito da una terribile esplosione con morti, dispersi e feriti.
Con macerie, distruzioni e una città devastata.
Una crisi umanitaria gravissima (tutti i depositi di grano sono bruciati e il porto era la sola via di ingresso di ogni alimento e merce).
E li, oltre ad un popolo già stremato, ci sono milioni di rifugiati siriani e, da sempre, anche palestinesi.
Opposizioni strumentali sulla proroga dello stato di emergenza

Se si vuole fare polemica a tutti i costi lo si può fare su qualunque provvedimento.
A me pare che il Presidente del Consiglio abbia fatto una proposta di buon senso, motivata tecnicamente più che politicamente o appunto disegnando chissà quali obiettivi. Semplicemente è opportuno che venga prorogato fino al 15 ottobre lo stato di emergenza per consentire ad una serie di strumenti che sono già in campo di restare attivi: penso agli accordi con il volontariato per assistere e famiglie, alla Protezione Civile, all’attività del Commissario Arcuri. Queste sono tutte cose che servono in vista della riapertura delle scuole e della necessaria precauzione che dobbiamo avere e che ci deve spingere a predisporre tutti gli strumenti necessari per affrontare il covid, nel caso si ripresenti in maniera massiccia, come sta succedendo in molti Paesi.
Vicinanza agli amici libanesi

Le immagini dell’esplosione di Beirut sono incredibili, hanno una potenza che ricorda in modo funesto e drammatico le immagini dell’aereo che si schianta sulle Torri Gemelle e il loro successivo crollo in diretta televisiva. Paesi così differenti e momenti lontani tra loro, ma lo stesso sgomento e la stessa angoscia. Grande vicinanza agli amici libanesi.
Bugie sull'ospedale in fiera

“La domanda sorge spontanea. Noi ci possiamo fidare di chi sta governando questa regione?”. Carlo Borghetti, consigliere del Partito Democratico in Regione Lombardia, interviene a gamba tesa contro l’amministrazione regionale sulla questione legata al piano ospedaliero per fronteggiare l’emergenza coronavirus, ponendo l’accento sulla costruzione dell’ospedale in Fiera a Milano. “C’è un problema evidente di trasparenza e di programmazione – accusa Borghetti -. Non so se chiamarle bugie, mezze verità, cose raccontate in maniera diversa da quel che sono. Abbiamo sentito, però, che pensavamo che l’ospedale in Fiera fosse stato costruito con i soldi delle donazioni, invece scopriamo che è stata Aria, la centrale acquisti regionali, a comprare le attrezzature. Si sono quindi spesi dei soldi dei cittadini lombardi che non sappiamo se e come saranno rimborsati”.