La Democrazia deve decidere
Lettera di Walter Veltroni a La Repubblica.
Caro Direttore, sono di nuovo in causa, in questa cupa estate del 2014, le grandi questioni che hanno deciso, nella storia, il destino dell'umanità.
Si tratta, in definitiva, della coesistenza di parole che possono facilmente separarsi, generando conflitti devastanti. Le parole sono: identità e dialogo, democrazia e decisione. Quando gli elementi di queste coppie si sono resi conflittuali il mondo ha generato il peggio di sé: le guerre, le dittature.
Chi può evitare che questa frattura, molto più semplice della ricomposizione, si produca? La politica, solo la politica. La tanto vituperata politica alla quale si preferirebbe oggi, da parte dei cultori del conflitto come fine, sostituire una indistinta e irregolata dimensione assembleare del decidere, tutto piegando alle pulsioni della emotività, secondo lo schema perfettamente descritto da Zagrebelsky nel suo magistrale "Il crucifige e la democrazia". Di politica, grande e coraggiosa, libera e progettuale, il mondo ha bisogno, nel suo momento più drammatico dal 1945.





Intervista pubblicata su Il Sole 24 Ore (
Non sono Berlino o Parigi che decidono, ma dobbiamo tutti decidere cosa vogliamo fare insieme di fronte a questa situazione. Se l'Europa non cresce nel suo complesso è un danno per tutti i paesi, non si tratta allora di riesumare vecchie "cordate" tra Paesi del Nord contro Paesi del Sud o di rispolverare atteggiamenti ostili verso la Germania. Non si tratta neppure di chiedere eccezioni o di pretendere deroghe, ma di costruire insieme nuove regole e, nel frattempo, di usare nuove e più intelligenti applicazioni, come la flessibilità, di quelle esistenti. Ripensare la politica economica europea non significa mettere a rischio la stabilità finanziaria dell'Europa, significa prendere atto di ciò che non ha funzionato e introdurre i cambiamenti necessari, a partire dal Piano per la crescita e l'occupazione di 300 miliardi che Juncker ha promesso.